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Equipaggiamento a cavallo

L'attrezzatura per il trekking, qui comincia l'avventura, quali sono i materiali migliori per affrontare in sicurezza un viaggio a cavallo? Ce lo spiega un esperto che ha fatto del trekking in montagna una ragione di vita.

Approfittiamo ancora una volta dell’esperienza dell’Alpitrek, i professionisti dell’escursionismo a cavallo, sembrerà in controtendenza col modo di pensare consumistico di oggi e a qualche selleria non piacerà, ma crediamo che la tradizione sia da mantenere e l’esperienza di popoli che hanno vissuto coi cavalli non si cancelli in un ventennio, neppure con l’avvento dell’era industriale e delle nuove tecnologie………

Poi volete paragonare l’odore del cuoio ingrassato, usato, sudato, vissuto…!   con la microfibra, cordura o altro!!

 

INTRODUZIONE, STORIA E INDICAZIONI PER LA SCELTA DELL'EQUIPAGGIAMENTO
Testo e foto di Mauro Ferraris
pubblicato su Cavallo Magazine numero 213-agosto 2004.

La sella

“il paese ha cancellato con un colpo di spugna vecchie esperienze

le persone credono di "conoscere" soprattutto quelle che poco conoscono

le opinioni personali diventano totalitarie del niente moltiplicandosi esponenzialmente

ognuno ha diritto a dire  la sua senza la minima vergogna

ignoranza e  professionalità sono ormai sullo stesso piano”

 tenendo conto la premessa ecco

LA SELLA da trekking dell'ALPITREK

semplicissima sella da caccia con qualche lieve modifica

ormai i modelli di selle sono innumerevoli, un tempo ne esistevano due tipi :una da lavoro una per l'equitazione, la finalità della prima era evidente, quella della seconda fine a se stessa, i mercanti resi forti dall'ignoranza della gente hanno prodotto l'orrore di selle ibride,  ovviamente hanno avuto discreto successo commerciale

Il "metodo" ? cosa è?

serve solo ai concorsisti della vechia generazione; la sella deve essere comoda,

comoda per il cavaliere,

contatto leggerezza eleganza non servono più

nel 1989 l'alpitrek aveva avuto l'ardire di chiedere al signor Stubben in persona di fare una sella da trekking con caratteristiche particolari, quelle che vedete annotate nella foto, doveva essere una sella robusta, leggera, con cuoio resistente alle avversità atmosferiche e che rispettasse il "metodo"

si era andati nel quartier generale in svizzera,il signor Stubben era persona squisita, competente e quindi umile, aveva ascoltato le nostre esigenze capendole e in alcuni mesi aveva prodotto il tipo di sella che vedete in foto, sono passati molti anni e quella sella è sempre rimasta a suo posto, sul garrese, sotto la testa cuscino per la notte, sotto il sole della Spagna e della Russia, sotto l'acqua e la neve delle montagne

tranquilla gente non è un discorso commerciale questo ma solo una storia, la stubben ne ha prodotte un centinaio  o poco più ma non hanno avuto fortuna in quanto i sellai hanno avuto difficoltà a venderle , la sella rispettava un metodo che ormai pochi sapevano  cosa era

 1) Imbottitura dei cuscini quantitativamente calibrata per favorire la ripartizione dei pesi evitando fiaccature al cavallo

2) Seggio profondo con arco anteriore e paletta lievemente rilevati per consentire il mantenimento dell'assetto, senza sforzo anche in prolungati pendii

3) Quartiere giustamente conformato con lieve rialzo anteriore per dare buon alloggiamento al ginocchio e consentire una staffatura corretta al lavoro del trekking.

4) Serie di campanelle anteriori e alla mammella per consentire punto di aggancio al carico

5) Sella rinforzata anteriormente al quartiere e protetta onde evitare i danni determinati dal continuo sfregamento dei rami che si incontrano nella boscaglia

6) Sella rinforzata con doppia cucitura e cuoio alla sommità della paletta

7) Staffile Stubben

8) Staffa pesante in acciaio

la stessa sella nel 2010, vent'anni dopo, stesso feltro, stesse bisacce, stesso machete, logori loro logoro io,  la coperta no è stata cambiata, sul merinos si usa per il lavoro in piano, per superare gli ostacoli, il  cuoio al vegetale non ha mai dato problemi, sbattuta per terra o caricata sui camion, sempre con grazia, ha congiunto il cavallo al cavaliere per molti anni in tutta Europa , su campi da lavoro e su tutti i tipi di terreno

sono  affezionato a questa sella

M.F.

ATTREZZATURA e PRATICA

All’Italiana (oggi dicono Inglese ma la monta viene da Caprilli che era Italiano) o all’Americana (oggi Western ) le cose non cambiano, ogni cavaliere  monta con la sella con cui si trova meglio; certo è che quella detta all’Italiana sgrava il nostro cavallo di almeno 6-7 Kg. … e credeteci sulle lunghe distanze portarsi dietro un peso inferiore fa la differenza. Alcuni cavalieri sostengono che la sella Americana distribuisce più uniformemente il peso sulla schiena del cavallo, mentre la sella all’Italiana, sebbene più leggera lo concentri sui cuscini di appoggio, gravando quindi su un’area più ristretta di muscolatura della schiena.  Non traiamo conclusioni lasciando libertà di pensiero e scelta al singolo essendo, secondo noi,  entrambi concetti logici.

Scontato che useremo la sella che utilizziamo tutti giorni, così come i finimenti non dovranno mai essere “nuovi”, un’uscita di trekking a cavallo necessita di molta attrezzatura, soprattutto se si tratta di un percorso articolato su più giornate.

Tutto l’equipaggiamento deve però tenere in considerazione un elemento primario: il peso; il cavallo infatti non può sobbarcarsi un peso eccessivo. Tutto l’equipaggiamento per il trekking dovrà quindi essere improntato alla leggerezza ed all’essenzialità.

Sono prima di tutto necessarie borse robuste ed impermeabili, se sono in pelle è bene tenerle periodicamente ingrassate per aumentarne l’impermeabilità.

I veri trekker porteranno con se anche l’occorrente per riferrare il cavallo nel caso perda un ferro, l’evento potrebbe rovinare l’escursione, quindi è bene partire preparati.

Non sarà solo il cavallo a dover camminare; infatti lungo salite e discese particolarmente ripide e quando si superano le 5/6 ore di sella il cavaliere dovrà smontare e proseguire a piedi col cavallo al seguito. Per ben muoversi su terreni accidentati sarà bene munirsi di scarpe da montagna robuste, ma non troppo per non rischiare di rimanere staffati in caso di caduta,  ed impermeabili.

Altri materiali essenziali sono l’impermeabile, preferibilmente una classica cerata evitando possibilmente colori sgargianti.

Per il resto il cavaliere può vestirsi come meglio crede, tenendo opportunamente in considerazione le condizioni atmosferiche previste e le altitudini che intende raggiungere; l’attrezzatura consigliata per l’escursionismo a piedi, ad esclusione dello zaino che in alcun modo deve essere utilizzato a cavallo per evidenti motivi di assetto ed equilibrio, potrà essere utile.  Inoltre è bene avere sempre con se in cintura un coltello, esso tornerà molto utile in diversi frangenti. Infine da non dimenticare mai è la borraccia, che servirà soprattutto per il cavaliere, ma nei casi di emergenza anche per il cavallo.

E’ bene poi prepararsi con cibo  essiccato per il cavaliere e una musetta con l’avena per il cavallo, sarà sempre utile in ogni caso, anche se sono previste altre tappe di ristoro.

I più avventurosi ed esperti possono fare escursioni articolate su più giorni senza pianificare dei punti tappa organizzati; in questo caso diventa importante munirsi di altri materiali ed equipaggiamenti: la tenda o il telo tenda ed il sacco a pelo diventano fondamentali, come pure la torcia, un fornelletto ed una coperta impermeabile per proteggere il cavallo dalla pioggia e dal freddo della notte oltre a profende per il cavallo energetiche ad integrazione del pascolo che avrete cura di trovare per lui. In questo caso diventerebbe molto utile il cavallo e/o il mulo da soma…. ma qui entriamo nel campo del trekking someggiato riservato a pochi e veri esperti del settore.

Sarà utile in questi casi conoscere anche le basilari norme di sopravvivenza: saper fare i principali nodi, e saper costruire attrezzature e ripari di fortuna, nozioni di primo soccorso sia umano che animale ed avere con se qualche medicinale (anche per il cavallo tipo miorilassante e cortisonici).

Importantissimo è avere nozioni e materiale cartografico (possibilmente scala 1:25000) sui luoghi che intendete percorrere attendibili ed aggiornate.  Consigliamo inoltre di informarvi prima della partenza sulla eventuale esistenza nei dintorni del vostro itinerario della presenza di maneggi, guide  e/o privati esperi ( munirsi dei loro numeri di telefono) che possano in caso di bisogno darvi delle indicazioni o allertare in caso di bisogno per piccoli contrattempi. In caso di vera emergenza rivolgersi sempre al 118 con le modalità descritte già in precedenza nella parte riservata all’escursionismo.

Nozioni generali

Orientamento. E’ opportuno preparare con cura il percorso, badando ai tempi di percorrenza, ai chilometri e al dislivello. Ricordatevi inoltre, magari con l’ausilio di un bloc-notes,  i nomi delle località, i numeri dei sentieri e le svolte più importanti, soprattutto se non avete con voi una mappa. In linea generale consigliamo poi di non improvvisare dei tratti al di fuori dei sentieri CAI, o comunque quelli segnalati e ben battuti; ovviamente se siete escursionisti esperti, molto abili nell’orientamento, potrete permettervi più libertà ma considerate che i sentieri sono studiati e mantenuti con cura proprio per ottimizzare il percorso. In ogni caso, sarà bene avere qualche nozione di orientamento; come utilizzare una bussola ad esempio, come leggere una mappa, e soprattutto informarsi sulla conformazione e l’ubicazione dell’area dove si svolge l’escursione per individuare i punti di riferimento.

Meteo e pericoli della montagna. E’ importantissimo considerare le previsioni meteorologiche quando si programma un’escursione; le montagne non scappano, se possibile meglio visitarle col sole. Tenetevi comunque pronti a mutamenti climatici repentini, specie in alta quota, indossando abiti adatti e coprendosi (zaino compreso) con un impermeabile. In caso di temporale particolarmente forte, con rischio fulmini, ricordate che il bosco è un luogo pericoloso; meglio fermarsi nel rifugio più vicino o, in casi estremi, evitare anche costoni e punti esposti, pareti verticali, rocce ferrose. Altri tipici contrattempi della montagna sono frane e smottamenti; se una di esse attraversa il sentiero considerate l’idea di un percorso alternativo oppure siate molto cauti nell’oltrepassarla. Se qualcuno l’ha già fatto, trovando un passaggio sicuro, probabilmente avrà lasciato degli “omini” (mucchietti di pietre) dietro i suoi passi, e voi potrete fare altrettanto. Infine, calcolate bene i tempi per evitare di ritrovarvi a camminare nel buio: è una situazione che nel bosco può rivelarsi molto spiacevole.

Salute e sicurezza.- Come scrivevamo nella prima parte, non c’è migliore prevenzione che conoscere le proprie capacità e adattarle al percorso senza sfidarle ingenuamente. Il nostro consiglio è di allenarsi adeguatamente agli sforzi che si intende sostenere e curare le proprie condizioni di salute. Fate attenzione al sovraffaticamento, meglio non superare i 130 battiti al minuto, e agli effetti della rarefazione dell’ossigeno se salite rapidamente in alta quota (a Castel d’Aiano questo non accade..!!)  . Bevete molto e portatevi sempre dietro qualcosa da mangiare, preferibilmente zuccheri a rapido assorbimento. In casi di difficoltà o di emergenza è opportuno non perdere la calma e rifarsi ai consigli del Soccorso Alpino; è sempre bene comunque avere qualche nozione sulle operazioni di primo soccorso. E’ preferibile muoversi in compagnia e lasciare sempre detto a qualcuno in che zona ci troviamo. Portate sempre con voi il cellulare ma non fatevi troppo affidamento, spesso in montagna non c’è segnale.

Rispetto. Abbiate l’accortezza di riportare i rifiuti non organici con voi a valle, senza abbandonarli sui monti. Se poi volete cogliere a pieno lo spirito della montagna, il nostro personale consiglio è di comprendere e rispettare i suoi ritmi e i suoi suoni, senza prodursi in corse a perdifiato o schiamazzi inopportuni. In tal modo lascerete anche in pace gli animali, che di conseguenza non infastidiranno voi e magari si presteranno a qualche avvistamento; non vi avvicinate troppo se non volete farli scappare. Non deturpate il territorio, ad esempio accendendo fuochi, a meno che non sia strettamente necessario. Abbiate rispetto anche nei confronti di chi in montagna vive e lavora, come contadini e pastori, e degli altri escursionisti: non mettete mai in pericolo chi vi segue o vi precede, se qualcuno vi “rallenta” in una strada stretta non spingetelo per superarlo, piuttosto chiedete che vi lasci strada o ancora meglio attendete e tirate il fiato; in montagna più che altrove la fretta è cattiva consigliera. Siate poi particolarmente attenti a non far rotolare pietre verso il basso nelle discese sassose o nei costoni, in quanto potrebbero colpire qualche persona.

Perchè fare Trekking

E’ una domanda che ci facciamo spesso, soprattutto quando ci troviamo carichi come dei muli su di un sentiero la cui  salita sembra  non finire  mai…

Oppure al terzo tentativo di percorrere un itinerario che da mesi stiamo studiando e preparando sulla carta che causa mal tempo o  avversità della natura anche questa volta ci rimpalla…

Prima di darci  una risposta diamo la giusta definizione di TREKKING

Il trekking è di solito un percorso a piedi per sentieri e strade con itinerari di vario tipo nella natura. Non si va solo in montagna ma anche al mare, in collina, sul litorale, sul fiume, sul lago…
I percorsi possono anche essere lunghi, ripidi e faticosi ma senza pericoli.
Bisogna perciò allenarsi un po', conoscere il proprio corpo ed essere in buone condizioni di salute e di integrità fisica e mentale.
Non mancano però i percorsi facili e rilassanti e in ogni caso noi andiamo piano.. piano,  al passo del più lento, lasciando correre chi vuol correre.
Vogliamo che tutti arrivino alla meta: grandi, piccini, grassi, magri…
Basta la buona volontà di camminare!

Potremmo dirvi che……

…da un punto di vista puramente fisico il trekking è un'attività benefica per la salute

Camminare per ore senza fretta, in un ambiente sano, dove l'aria è pulita,  influisce positivamente su tutte le funzioni dell'organismo: muscoli e legamenti si rinforzano, le articolazioni diventano più sciolte e cuore e polmoni ne traggono notevoli vantaggi…
L'apparato cardiocircolatorio in particolare è quello che più risente dei benefici effetti del  trekking: il cuore si abitua a sostenere un lavoro non molto intenso ma prolungato, per cui le sue pareti, costituite da tessuto muscolare, si ingrossano e si rinforzano…
Ciò comporta un enorme vantaggio perché aumenta la quantità di sangue che il cuore riesce a pompare a ogni battito e quindi diminuisce la velocità a cui il cuore deve battere per fornire adeguatamente di ossigeno tutto l'organismo ……………
Con il trekking migliora anche la funzione respiratoria………………
Non dimentichiamo che il trekking comporta anche notevoli benefici psichici……………

Il lavoro muscolare che si fa camminando serve a scaricare la tensione nervosa: l'aggressività presente in ognuno di noi, trova la sua valvola di sfogo e diminuiscono l'ansia e le tensioni
Muoversi   in un ambiente naturale piacevole, senza fastidiosi rumori in un atmosfera non inquinata,   influisce positivamente  sulla  mente. La sensazione di quiete  e  di serenità contribuisce ad un piacevole rilassamento  psichico
In pratica, facendo trekking migliora il benessere fisico e psichico, e anche se alla sera si sentono i muscoli un pò indolenziti, si ha "dentro"  una carica di nuova energia perché si è più allegri, si mangia con più appetito, si ha più entusiasmo nel fare le cose;

……………………… insomma si ha più voglia, di vivere………………
Ma non è tutto il trekking può essere anche un momento importante dal punto di vista  umano. Gli incontri che si fanno coi compagni di viaggio e attraversando per esempio, i villaggi sperduti in mezzo alle montagne, hanno un carattere di ingenuità e di semplicità che non ha niente a che vedere con i freddi rapporti convenzionali che si tengono normalmente, per esempio nel proprio ambiente di lavoro - Durante il trekking l'individuo finisce per essere se stesso, abbandona il ruolo che normalmente ha nella vita e quindi ha anche l'opportunità di instaurare

rapporti umani molto più profondi. ……

Scontato è il fatto che fare Trekking permette di godere delle bellezze della natura, il passo lento del cammino  da la possibilità di “osservare” l’ambiente ed accorgesi  di cose che prima si è solo guardato senza coglierne le sfumature, le particolarità e le emozioni che generano……

Quindi una vera risposta  alla domanda perché fare trekking? non esiste…….

Ognuno di noi matura la propria  motivazione dentro di se … ma una cosa è certa…….

 

Chi inizia non smette più!!!!                                                               Buon viaggio.

Filosofia del trekking

(tratto dal sito www.trekkingitalia.com)

Trek, vale a dire traccia, sentiero, percorso su tracce.
Da cui Trekking, cioè l'andar per tracce e sentieri, percorrendoli e tracciandoli nel percorrerli (trekking, alla lettera, potrebbe anche voler dire "il tracciare").
Riproporre il senso del nome a cui ci ispiriamo, significa riscoprire la filosofia della nostra proposta.
Le tracce indicano il cammino, ma non danno certezze, si cercano, si scoprono, si "tracciano" appunto e si cancellano. Le tracce sono leggere.
Per fare trekking bisogna muoversi soprattutto a piedi, ma non solo: con tutto ciò che proceda con lo stesso stile, leggero.

Il rischio per il rischio, l'agonismo e la competizione "contro" la natura, la difficoltà tecnica ripetuta, cercata e voluta, sulla neve, in roccia e sul fiume, in mare che sia, hanno anch'essi lo stile opposto al trekking: il narcisismo, la presunzione, la certezza, l'individualismo…… Non fanno per noi.!

 

In che luoghi si può fare trekking, lasciando e cercando tracce e sentieri? Ovunque. Ovunque l'ambiente si presti ad essere ancora scoperto. Sui monti, in valle, in collina, in pianura, sulla costa, sull'isola, nella palude, sul fiume, nel bosco e nella prateria, nella città stessa, perché no? Infatti l'ambiente è sintesi di natura e cultura: le tracce sono lasciate dall'uomo e il trekking cerca anche i segni dell'uomo: l'arte, il cibo, la casa, la festa, la fede.


L'andar per tracce è anche andar per tappe. E' un andare nomade. Si pianta la tenda e la si spianta. Si trova un ricovero, un giaciglio e lo si lascia.

 

Quanto dura un percorso? Un mese, ma anche un giorno solo, un pomeriggio o mezz'ora soltanto, e noi soprattutto questi tempi brevi ci possiamo permettere. Ma non c'è limite, nel tempo. Lo scegliamo noi.

 

In fondo anche il nostro progetto di creare una rete sentieristica a Castel d’Aiano è stato un trekking… che però non finirà mai, perché adesso che c’è … và mantenuta.!

A cavallo

Vieni a trovarci anche su

 www.trekkinghorse.it

 

La passione per la montagna è certamente pari all'amore e all'interesse che nutriamo verso il cavallo.

 

L'esperienza maturata nell'escursionismo classico portata a servizio dell'equitazione normalmente chiamata "di campagna", che non prevede concorsi, gare, tornei e premiazioni,  ha fatto si che siano nati nel tempo una serie di trekking a cavallo non usuali, andando alla ricerca di percorsi sul crinale degli Appennini, privileggiando lo 00 (zero-zero).

Nell'equitazione di montagna si "vince" quando si raggiunge l'obbiettivo (la meta)  in sicurezza, senza mai eccedere nel rischio, nel rispetto del cavallo, cogliendo  le emozioni e le sensazioni che scaturiscono  dal rapporto con l'animale, con la natura e coi compagni d'avventura.

Abbiamo specificato “equitazione di montagna” appositamente per differenziarla dalla classica equitazione che prevede,  tra chi la pratica,  gli amanti della passeggiata domenicale sulle sponde di un fiume, di un canale, in un frutteto, al mare o in pineta.

Quello che differenzia l’equitazione di montagna dall’equitazione di campagna è la ricerca meticolosa di percorsi alternativi, dove devi tribolare un po’ di più, ma riesci a godere di luoghi ed emozioni uniche che altrimenti rimarrebbero sconosciuti.

Su gentile concessione dell'amico Riccardi ecco due video che esprimono la filosofia del trekking a cavallo che condividiamo:

 Video 1° parte 

 Video 2° parte

Andare a cavallo in montagna è decisamente un’altra cosa.!

Infatti la progressione in  montagna spesso prevede la possibilità di scendere dalla sella, effettuare lunghi tratti a piedi, quindi affrontare il percorso col cavallo alla mano, e a tal proposito vi consigliamo di seguire queste chiare e utili indicazioni….

(tratto dal sito Alpitrek)….

…….. i segreti della progressione a mano su terreni difficili


il conducente deve essere all'altezza della situazione
- i cavalli devono aver fiducia nel conducente
- i cavalli devono mettere i ferri sulle impronte del conducente
- il conducente non deve nè tirare nè ostacolare la progressione
- i cavalli devono rispettare le distanze
- i cavalli non devono mai sfiorare i l conducente

 

…..”più volte abbiamo dovuto tornare indietro perchè il rischio non era accettabile..” (saper rinunciare a volte è un grande successo..!!)

 

Ma se sapremo valutare bene le condizioni e controllare le emozioni potremo godere di bellezze che solo coniugando  la montagna al cavallo si riescono a cogliere…

 

Mauro Ferraris, fondatore nel 1971 dell’Alpitrek, scrive ….… “Sui monti a cavallo e' proprio un'altra cosa: non guardi il terreno, lo sguardo spazia verso il cielo, puoi permetterti di seguire il volo di un'aquila.”

 

Ispirandoci ai miti dell’Alpitrek,  che negli anni 90 hanno fondato  la scuola di Equitazione Alpina di Giaveno (TO) e annoverano tra le loro grandi imprese  la Ventimiglia – Venezia in 30 gg. lungo il crinale Alpino con passaggi oltre i 3000 mt. slm, per arrivare all’ impresa del 2007, Torino-Canterbury lungo la Francigena; senza in alcun modo volerci paragonare a queste persone speciali,  che ammiriamo e di cui vi consigliamo di fare conoscenza,  visitando il sito www.alpitrek.com , riteniamo che, chiunque, prima di intraprendere trekking più o meno lunghi a cavallo in montagna debba possedere buone basi di escursionismo classico.

 

Andare in montagna col cavallo impone di pensare per due, sulle nostre spalle incombe l’onere e  la responsabilità della nostra salute e incolumità ma anche quella del cavallo, il quale fiducioso e generoso ci segue ovunque.

 

In montagna il CAI ha segnato sentieri per l’escursionismo classico, che spesso non sono adatti al passaggio dei cavalli, quindi addentrarsi a cavallo in un sentiero di montagna di cui non si conoscono perfettamente le caratteristiche è un rischio che dobbiamo evitare; dove passa un uomo non è detto che passi un cavallo, e non sempre si può invertire agevolmente la marcia,  allora potrebbero nascere guai seri.

 

Abitualmente la pianificazione dei nostri trekking sulla alta dorsale Appenninica prevede sopraluoghi a piedi su tratti che impegnano anche per più giorni, attività che è parimente affascinante e appagante al trekking a cavallo.